Nei prossimi anni gli operatori continueranno la ricerca di sistemi di sicurezza e di anti-intrusione sempre più avanzati al fine di contrastare in maniera efficace i furti sugli impianti.

LA SICUREZZA DEL PARCO FOTOVOLTAICO: TECNOLOGIA E INNOVAZIONE PER DIFENDERSI DAI FURTI

La sicurezza del parco fotovoltaico è una priorità per la produzione di energia solare: i furti di rame e di componenti (specialmente moduli) provocano il fermo impianto parziale o totale con perdite economiche sotto forma di ammanco materiale, danni fisici e interruzione della generazione. Per questa ragione si combinano tecnologie all’avanguardia per ostacolare i malviventi, sempre nel pieno rispetto dei limiti di legge.

Gli impianti sono spesso situati in aree distanti dai centri abitati. Per questo si preferisce ricorrere a tecnologie che permettono una gestione da remoto tramite una sala di controllo.  In campo sono sempre presenti delle telecamere di videosorveglianza installate strategicamente lungo il perimetro e nei punti nevralgici (es. vicino alle cabine). Negli ultimi anni si utilizzano sempre di più le telecamere termiche, che consentono una maggiore risoluzione dell’immagine anche di notte grazie alle riprese in infrarosso, aiutando così a prevenire falsi allarmi.

Per rilevare eventuali intrusioni perimetrali si utilizzano diversi sistemi come il cavo microfonico elettrico, la fibra ottica ed i sensori interrati a due tubi tipici del sistema GPS. In quest’ultimo l’allarme scatta quando il peso in superficie di un essere umano provoca una differenza di pressione tra i due tubi interrati. Il vantaggio di questo metodo è che si riescono generalmente ad evitare falsi allarmi soprattutto in campagna, dato che il peso della maggior parte della fauna non è sufficiente a far partire la segnalazione. La manutenzione è, tuttavia, più impegnativa, dovendo tarare i sensori almeno due volte l’anno per poterli adeguare a nuove condizioni di lavoro.

Un altro sistema antintrusione perimetrale e di area prevede l’utilizzo di barriere a microonde: le apparecchiature proiettano un fascio di microonde a forma di sigaro, lungo fino a 200 metri, verso un ricevitore che, se interrotto anche parzialmente da un ostacolo, fa scattare l’allarme. Questo sistema, però, deve essere allineato con grande precisione, perché può facilmente generare falsi allarmi.

Sempre sullo sfruttamento della lunghezza d’onda si basano le barriere a infrarosso: le colonnine, disposte a intervalli regolari, proiettano una serie di fasci infrarossi l’una verso l’altra, creando una copertura a tenda che, se interrotta, fa scattare l’allarme. Questa tecnologia è conveniente per i bassi costi di manutenzione, ma si rivela meno efficace in caso di nebbia o di accumuli di sporcizia sui ricevitori.

Le tecnologie a infrarosso e a microonde si combinano insieme alla rilevazione termica in una tecnologia più raffinata, il radar volumetrico, che si utilizza per proteggere i punti strategici dell’impianto.

Per porte e cancelli, si usa un allarme a contatto magnetico che, una volta attivato, suona al momento dell’apertura. Nei cavi lunghi fino a un chilometro e nei pannelli si fanno passare cavi sottilissimi in fibra ottica in cui viaggia un segnale che, se interrotto a seguito di rimozione o piegatura, fa scattare l’allarme. Alcuni operatori utilizzano anche un segnale inviato direttamente nei cavi in tensione.

L’evoluzione delle capacità e degli strumenti impiegati dai ladri ha richiesto negli ultimi anni l’introduzione di nuove tecnologie complementari per proteggere gli impianti fotovoltaici. In fase sperimentale è l’utilizzo dei droni: al rilevamento di un’intrusione da parte dei sistemi periferici, la centralina indirizza sul tratto interessato il drone che è basato su una stazione interna all’impianto ed è munito di una telecamera termica.

Come già anticipato, su un impianto fotovoltaico i cavi in rame sono tra gli elementi che più di frequente sono oggetto di furto. Per contrastare i furti di rame, oltre ai sistemi di anti-intrusione, si proteggono (dove possibile) direttamente i cavi. Vengono cementati i pozzetti: operazione che rende più scomoda la manutenzione ordinaria, ma rende anche molto più difficile ai ladri poter estrarre i cavi. Un’ altra soluzione efficace è sostituire i cavi in rame con cavi in sezione doppia di alluminio, poco appetibili ai malviventi per il basso valore economico.

Nei prossimi anni gli operatori continueranno la ricerca di sistemi di sicurezza e di anti-intrusione sempre più avanzati al fine di contrastare in maniera efficace i furti sugli impianti garantendo così la produzione dell’energia elettrica nazionale e tutelando le proprie aziende da ingenti danni economici.

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