Nel portfolio impianti di EF Solare Italia ci sono esempi di agro-fotovoltaico: circa 20 MWp installati su 27ha di serre, al di sotto dei quali crescono 11.000 piante di cedri, limoni, mandarini e 1.800 piante di bacche di goji.
Il fotovoltaico continua a crescere in Italia e nel mondo: la capacità installata nel nostro Paese è ormai superiore a 20 GW, mentre quella globale complessivamente ha superato i 400 GW. Tuttavia gli obiettivi di decarbonizzazione per il prossimo decennio impongo di continuare il percorso di crescita con ritmi ambiziosi: in Italia la produzione di energia solare dovrà più che triplicare entro il 2030, secondo quanto previsto nella Proposta di Piano Nazionale Integrato Energia e Clima.
Questo scenario solleva due temi importanti soprattutto per il segmento utility-scale del settore, che dovrà trainare e guidare la crescita del fotovoltaico italiano: il consumo di suolo e l’integrazione con le attività produttive. Le preoccupazioni espresse da più parti riguardo all’installazione di nuovi impianti a scapito delle attività agricole e pastorali oggi si possono affrontate dimostrando che il fotovoltaico può essere compatibile e anzi vantaggioso per le attività del primo settore.
Una soluzione già diffusa è quella dei pannelli montati sulle serre: un progetto di grandi dimensioni in questo ambito è stato realizzato in Francia, dove ad Agen 30.000 pannelli fotovoltaici sono stati installati su nove serre, all’interno delle quali vengono prodotti kiwi a polpa gialla e rossa, nuove varietà dall’alto potenziale commerciale.
I pannelli fotovoltaici possono essere montati non solo sulle serre con struttura in vetro e acciaio, ma anche su quelle a film plastico, a patto di adottare alcuni accorgimenti. La soluzione realizzata dall’Università di Firenze, AzzeroCO2 e Bios-is per un’azienda vivaistica toscana ha previsto la disposizione dei pannelli a file alternate trasversali alla struttura, in modo da non appesantirla eccessivamente e consentire allo stesso tempo il passaggio della luce solare. L’effetto albedo determinato dalla superficie inferiore bianca dei pannelli aiuta inoltre ad aumentare il riverbero della luce all’interno della serra, assicurando la giusta quantità di luce alle piante.
Oltre alla coltivazione in serra, il fotovoltaico può essere anche integrato con quella all’aperto: i pannelli vengono montati su supporti sopraelevati a intervalli regolari, lasciando così il grosso del terreno libero per la semina o alla pastorizia. Un esperimento dell’University of Massachusetts Crop Research and Education Center ha dimostrato che questa soluzione è economicamente vincente: sebbene la produzione di energia e il raccolto siano leggermente inferiori rispetto alla media, la combinazione delle due attività produttive risulta più redditizia rispetto alluso singolo del terreno.
Anche l’allevamento e la piscicoltura possono essere integrati con successo con la generazione di energia solare. In quest’ultimo ambito soprattutto fervono i nuovi progetti, in combinato con il fotovoltaico flottante: i benefici sono molteplici, dalla riduzione dell’evaporazione del bacino idrico su cui fluttuano i pannelli a un aumento della limpidezza delle acque.
Le innovazioni tecnologiche consentono di superare eventuali complicazioni legate all’integrazione delle attività: ad esempio, gli impianti installati sui tetti delle stalle sono particolarmente soggetti al soiling (polvere e sporcizia che si deposita sui pannelli fotovoltaici), che determina una riduzione anche significativa dell’energia generata. Un’azienda italiana ha sviluppato un apposito trattamento a base di biossido di titanio che si è rivelato molto efficace nel mantenere puliti i pannelli.
Nel portfolio impianti di EF Solare Italia ci sono esempi di agro-fotovoltaico: circa 20 MWp installati su 27ha di serre, al di sotto dei quali crescono 11.000 piante di cedri, limoni, mandarini e 1.800 piante di bacche di goji. Rispetto al pieno campo, nelle nostre serre si utilizza un sesto dell’acqua e si garantisce maggiore occupazione, con più agricoltori che possono lavorare per periodi più lunghi nel corso dell’anno.