Siamo convinti che agire insieme, in sinergia con territori ed istituzioni, sia l’unica via possibile per portare le rinnovabili ad essere la fonte principale di approvvigionamento energetico e contribuire così ad una ripartenza sempre più sostenibile.
In questo anno vi abbiamo raccontato alcuni aspetti del nostro lavoro e fatto conoscere i professionisti del solare. Come ultima storia dell’anno (torneremo puntuali a gennaio con una storia ogni mese) vogliamo raccontarvi, attraverso le parole del nostro CEO Andrea Ghiselli, che è intervenuto al Forum di Italia Solare di inizio dicembre, perché l’energia solare è così importante nell’economia del Paese e quali sono i passi ancora da fare per permettere a tale fonte di fornire il contributo atteso per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.
Negli anni passati l’Italia ha rappresentato un contesto favorevole per attrarre investimenti nel settore fotovoltaico: importanti incentivi, buona liquidità del mercato dei capitali, condizioni strutturali favorevoli dovute alla composizione morfologica del nostro territorio (il livello di irraggiamento) e successive opportunità di consolidamento del mercato. Queste caratteristiche sono state confermate anche dai risultati: l’Italia, con circa 21 GW, è attualmente il secondo Paese in Europa per capacità fotovoltaica installata.
Il Paese del Sole ha però subito un cambio di contesto negli ultimi anni: sono state significativamente ridimensionate il supporto alla produzione fotovoltaica e le opportunità di sviluppo soprattutto per il segmento di impianti utility scale. Le limitazioni sull’utilizzo di terreni agricoli e le tempistiche di autorizzazione hanno reso meno appetibile tale mercato. Parallelamente anche la crescita inorganica degli operatori, tramite le acquisizioni di impianti in esercizio, ha subito un rallentamento a causa dell’aumento dei prezzi dei portafogli in vendita e l’intrinseca maggiore rischiosità determinata, ad esempio, dalla maggiore età degli asset.
Gli investitori stanno, quindi, incontrando un terreno poco favorevole all’impegno di nuovi capitali. Di converso però gli obiettivi nazionali di crescita del fotovoltaico al 2030 sono ambiziosi: triplicare la produzione di energia elettrica da tale fonte solare. Come reagiscono gli investitori?
La diminuzione di opportunità di sviluppo di nuovi impianti, sposta innanzitutto l’attenzione sulle possibilità di miglioramento delle performance degli impianti esistenti tramite attività di revamping e repowering. In particolare, ad azioni di ammodernamento e potenziamento che fanno leva su tecnologie strutturalmente più performanti a costi unitari decrescenti (es. moduli bifacciali, tracker…) si affianca l’adozione di nuove soluzioni di diagnostica e manutenzione (droni, termografie, elettroluminescenze…). Queste azioni, ed in particolare quelle connesse con il repowering, abilitano impatti molto significativi al punto che è possibile teoricamente raddoppiare la potenza installata degli impianti utility scale attraverso la loro applicazione.
Un’altra linea d’azione degli investitori è allocare risorse verso “nuovi” mercati in particolare quelli con significative prospettive di crescita, come ha fatto EF Solare tramite l’acquisizione dell’operatore spagnolo Renovalia. Questa strategia si affianca a quella di offrire servizi a valore aggiunto abilitati dalle nuove tecnologie, come lo storage. L’immagazzinamento dell’energia attraverso batterie, infatti, permetterà nel prossimo futuro agli impianti fotovoltaici di partecipare al mercato dei servizi per il dispacciamento (MSD) e di contrastare l’effetto di “cannibalizzazione” nelle ore di overgeneration. L’attenzione verso questi servizi da parte degli investitori è stata catalizzata dalle novità introdotte dal DL Semplificazione e dalla gara per la Fast Reserve indetta da Terna: queste sono novità importanti, ma è fondamentale continuare nella definizione di un framework regolatorio abilitante che determini dei segnali di prezzo di lungo periodo.
Rimangono da affrontare differenti problematiche. Prima tra tutte quella legata al permitting connesso allo sviluppo di nuovi impianti e al potenziamento di quelli esistenti. Affrontare e risolvere positivamente queste problematiche consente di sprigionare il potenziale delle rinnovabili assicurando il raggiungimento degli obiettivi previsti nel PNIEC. Attualmente gli investitori affrontano il problema del permitting attenzionando le Regioni con PA più efficienti e/o meno rallentate dal gran numero di richieste, sviluppando progetti di dimensioni ridotte, allacciati in media tensione, sottoposti a Procedure Abilitative Semplificate, concentrandosi sui terreni industriali che hanno la possibilità di accedere al DM FER 1, valutando progetti di valorizzazione del territorio come gli impianti di agrofotovoltaico. Si tratta di soluzioni valide, ma che non conducono agli obiettivi indicati dal PNIEC e che quindi vanno affiancate ad interventi più strutturali abilitati dal legislatore.
Per sostenere lo sviluppo del settore in Italia è importante porre in essere azioni di miglioramento del quadro regolatorio e normativo, come il DM FER 1, prorogandone la durata, aumentandone i contingenti, dando ai progetti di agrofotovoltaico la possibilità di accedere a tale forma di garanzia pubblica. Fondamentale semplificare l’iter autorizzativo dei progetti su terreni industriali con potenza inferiore ai 10 MW connessi in media tensione. In ultimo occorre continuare a sviluppare un quadro regolatorio abilitante per lo storage e per l’accesso ai servizi di rete, fondamentale per fare entrare a tutti gli effetti le fonti rinnovabili all’interno del sistema energetico nazionale.
Sono questi i “buoni propositi” e auspici che anche nel 2021 continueremo a perseguire, convinti che agire insieme, in sinergia con territori ed istituzioni, sia l’unica via possibile per portare le rinnovabili ad essere la fonte principale di approvvigionamento energetico e contribuire così ad una ripartenza sempre più sostenibile.